Quando Davide si allea con Golia

| Articolo

L’ecosistema delle startup europee si espande a ritmo sostenuto: nell’ultimo decennio ha generato il 36% delle startup attive in tutto il mondo. È un dato di grande interesse se lo confrontiamo con il 45% di quelle nate negli Stati Uniti. Ma l’Europa dà vita solo al 14% degli unicorni, le startup che nel breve periodo raggiungono un valore di mercato superiore a 1 miliardo di dollari, mentre gli Stati Uniti ben al 50%.

Perché in Europa le startup non riescono a realizzare appieno il loro potenziale? Perché non riescono a crescere? Le ragioni principali risiedono nella frammentazione del mercato, nella difficoltà di accedere ai finanziamenti e nella scarsa disponibilità di persone di talento.

Accanto a queste criticità, spiccano però alcuni segnali positivi, che fanno ben sperare nella possibilità di accelerarne la crescita e la maturità, soprattutto nel mercato B2B, dove già oggi le startup europee generano ricavi dalle 2 alle 4 volte superiori ai loro livelli di finanziamento e vengono valutate dai mercati azionari più positivamente rispetto alle startup americane.

Per comprendere più a fondo le sfide e le opportunità, McKinsey & Company, in collaborazione con B Heroes, il sistema di iniziative a sostegno della crescita delle startup innovative italiane, ha condotto una ricerca che fotografa le principali caratteristiche del contesto italiano e lo stato della relazione fra startup e grandi aziende nel nostro Paese. La ricerca, Quando Davide si allea con Golia. Collaborare per innovare: ripensare i modelli di partnership fra startup e grandi aziende in Italia, si è avvalsa di analisi quantitative e qualitative, svolte su un campione eterogeneo di startup italiane B2B e B2C attive in diversi settori e un panel rilevante di manager di grandi aziende nazionali e internazionali.

Ne emerge che uno dei fattori trainanti della crescita delle startup in Europa è la collaborazione con le grandi aziende, che possono rappresentare dei catalizzatori in grado di accelerare l’accesso agli investimenti e al mercato degli utenti finali.

Tuttavia, la collaborazione fra le startup e le grandi aziende – due realtà con culture e obiettivi molto diversi fra loro – è tutt’altro che semplice: nella maggioranza dei casi le esperienze di partnership sono soddisfacenti, ma pochi sono riusciti a identificare gli ingredienti che consentono di instaurare un modello di interazione efficace per entrambe.

Che cosa manca? Le startup italiane vedono nelle grandi aziende dei partner in grado di facilitare l’accesso ai finanziamenti, accelerare l’ingresso nel mercato degli utenti finali e garantire un ritorno d’immagine positivo; ma sentono la necessità di una maggiore flessibilità e agilità organizzativa. Le grandi aziende ricercano forme di collaborazione per attingere al serbatoio di talenti, idee ed energie delle startup e per favorire il cambiamento culturale al proprio interno grazie alla contaminazione con nuove modalità di lavoro; ma hanno l’esigenza di migliorare la capacità di replicare rapidamente su larga scala soluzioni d’avanguardia.

Impegno, risorse, flessibilità, velocità, condivisione degli obiettivi. La ricetta per assicurare crescita e innovazione, realizzabili su larga scala e sostenibili nel tempo, è adottare nuovi modelli di collaborazione, alleanze fondate sul riconoscimento e sul rispetto reciproco delle diverse identità. «Crediamo che una partnership efficace tra le grandi aziende e le startup, soprattutto quelle attive nel settore B2B, – sottolinea Alessio Botta, Senior Partner di McKinsey – rappresenti un’occasione unica per creare anche in Europa e in Italia unicorni in grado di misurarsi con le realtà provenienti dagli Stati Uniti o dall’Asia».

Per scaricare il report Quando Davide si allea con Golia. Collaborare per innovare: ripensare i modelli di partnership fra startup e grandi aziende in Italia, clicca qui

Autori:

Alessio Botta è Senior Partner nell’Ufficio di Milano di McKinsey & Company, dove Alessia Vassallo è Associate Partner e Silvia Nelba Engagement Manager.